I lombrichi sono stati definiti da Aristotele “Intestino del mondo”, mentre Charles Darwin li ha definiti “Gli animali più importanti sulla terra”, dedicando a questi piccoli ma importantissimi animali il suo ultimo saggio. Molti li chiamano in senso dispregiativo “vermi”, ma in realtà i lombrichi si possono considerare un prodigio della natura.

Alcune specie di lombrichi sono in grado di trasformare la materia organica in vermicompost o humus di lombrico, uno dei migliori fertilizzanti naturali. Si tratta di un ammendante ammesso in agricoltura biologica in grado di migliorare la struttura chimica, biologica e fisica del suolo aumentandone considerevolmente la fertilità. La presenza di lombrichi, infatti, incrementa del 50% la sostanza organica di un terreno, di 1,5 volte il contenuto di calcio, di 2 volte il contenuto di magnesio, di 5 volte quello dell’azoto, di 7 volte quello del fosforo e di 11 volte il contenuto di potassio, rispetto alle condizioni di partenza.

Letame equino maturo in trasformazione ad opera dei lombrichi

Tuttavia, non tutti i lombrichi sono in grado di raggiungere queste performance. Di lombrichi, infatti, ne sono state censite finora 8.300 specie. Per la loro resistenza e prolificità, due specie – Eisenia andrei ed Eisenia fetida – sono state selezionate ai fini del vermicompostaggio, processo di bio-degradazione attraverso il quale l’azione combinata di microrganismi e lombrichi riesce a trasformare le proteine degli scarti organici in minerali in grado di nutrire il suolo e le piante. Comunemente i lombrichi compostatori sono chiamati lombrichi rossi californiani, ma non sono in via esclusiva americani, in quanto sono presenti in tutte le zone temperate del mondo. La loro denominazione di “californiani” è semplicemente legata al fatto che la moderna lombricoltura è nata in quelle zone. Nella gestione di un allevamento di lombrichi, sia esso hobbistico che professionale, le variabili più importanti da tenere sotto controllo sono l’alimentazione, la temperatura della lettiera, l’umidità, il ph e la densità di lombrichi per unità di superficie di terreno. I lombrichi si cibano di qualsiasi scarto organico in decomposizione ma, per produrre un humus di lombrico di qualità da immettere in commercio, si deve utilizzare solo letame, pollina ed effluenti di allevamenti non industriali. I migliori letami sono quelli di origine ovina ed equina. Occorre fare attenzione al grado di fermentazione degli scarti, in quanto prodotti ancora non decomposti rilasciano sostanze che danneggiano i lombrichi, tanto che una grande quantità può arrivare a determinarne la loro fuga o addirittura uccisione. In condizioni ottimali di allevamento è possibile raccogliere vermicompost pronto all’uso dopo 3 mesi circa, in quantità pari alla metà della materia organica fornita in pasto ai lombrichi.

Impianto di vermicompostaggio

Stefano Martino Argenziano1 e Massimo Zaccardelli2

  1. Lombricoltura PerTerra, Ceraso (SA)

2.CREA-Cerntro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo. Via Cavalleggeri 25, 84098 Pontecagnano (SA). E-mail: massimo.zaccardelli@crea.gov.it

Progetto FERTISELE” Gestione sostenibile della fertilità dei suoli della Piana del Se/e per la produzione destinata alla IV gamma in coltura protetta mediante ammendanti organici di qualità provenienti dal comparto zootecnico locale”, CUP: B78H19005100009, nell’ambito della Misura 16, Tipologia di intervento 16.1.1- AZIONE 2 – PSR CAMPANIA 2014-2020 – “Sostegno per costituzione e funzionamento dei GO del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura”

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